Di seguito il testo dell’intervista rilasciata per MadeinMurgia
Come nasce la sua passione per la pittura e oggi cosa significa per lei il suo lavoro?
Non saprei spiegare come e quando, posso dirle invece che se mi guardo alle spalle vedo una bambina le sue matite ed i suoi colori. Non penso sia esistito un momento esatto in cui la pittura si sia affacciata nella mia vita, credo piuttosto che io mi sia affacciata alla vita, “colorandola”… Sono stata una bambina allegra, vivace, ma dai mille interrogativi. Curiosa. Vorace. Come tutte le passioni, quelle vere, radicate nell’Anima, la pittura è stata per me alla stregua di una “forza propulsiva”, che mi ha sempre spinta a competere con i miei limiti e a cercare una forma espressiva che mi aderisse, come ora io “aderisco” sulle mie Anime di Pietra immagini e figure. Questo è il mio lavoro oggi. Questo significa per me: il mio abito su misura.
La sua tela è la pietra che, da naturale materia inanimata e statica, nelle sue mani prende vita e diventa figura viva a vibrante, Anime di Pietra. Può raccontarci il suo rapporto con la Pietra?
Ho sempre avuto la propensione ad osservare con interesse ogni cosa, e nel farlo perdermi e vedere altro, oltre… Insistendo mi accorgevo che le forme davanti a me cambiavano aspetto, e quello che ad un occhio frettoloso poteva sembrare semplice e scontato, nascondeva invece tante, diverse, inaspettate interpretazioni. Mi descrivono spesso come una visionaria, non mi dispiace affatto, io però di definisco una “ladra di immagini”, rubo con gli occhi e conservo nella mente figure e momenti da far “rinvenire”. Le pietre hanno tenacemente richiesto la mia attenzione perchè da sempre vi ho scorto “presenze” che gli altri stentavano a vedere, e quello che da bambina era un gioco, nel tempo diveniva più serio ed importante via via che la mia mano imparava ad Animarle attraverso la pittura. Vivo e sento le mie Pietre come schegge di vita, pezzi di storia, tanto che in ognuna di loro scopro un racconto, a volte un monito, altre semplicemente una testimonianza. Le vivo e le sento con rispetto, tanto da assecondarle dipingendo ogni loro tortuosità, non cedendo mai, nemmeno per un istante, alla necessità di modificarne l’aspetto materiale per facilitare quello pittorico. Le accarezzo, e vedere le persone che fanno lo stesso quando le espongo, mi fa sorridere compiaciuta come una madre, orgogliosa delle sue creature. In sintesi?
Il mare scolpisce per me, ed io per ringraziarlo dipingo per Lui… Anime di Pietra.
Quando raccoglie dal mare le sue Pietre ha già in mente quello che ne uscirà o l’intuizione viene dopo? C’è una immedesimazione nel soggetto che sceglie di rappresentare?
Capita che la mia attenzione sia catturata da un dettaglio, direi dalla “prefazione del racconto”… è l’incipit che mi svelerà il resto della storia. Spesso invece la scelta è una sorta di richiamo, non saprei spiegarla diversamente, i miei occhi e le mie mani si fermano su “quella” Pietra e la porto via con me. Nel nostro viaggio verso “casa” sento già l’ansia crescere, l’impazienza di vederla sul tornio e cominciare con Lei quella sorta di dialogo silenzioso… Concentrazione assoluta e “refurtiva” di immagini alla mano, comincio. L’immedesimazione c’è di sicuro, ed è talmente intima che me ne accorgo solo dopo aver terminato l’opera, ma è sempre inevitabilmente assoggettata alla sagoma naturale della pietra.
Dell’opera intitolata Donne strappate lei dice di aver “trovato due occhi sofferenti in una Pietra, ferite perfette e dolorose che raccontano di donne negate, abusate, celate sotto panni informi, vittime della crudeltà (squali), in fuga tra guerra e devastazione, costrette a mettere il cuore “sotto i piedi”…” Secondo lei per le donne c’è ancora possibilità di riscatto e di crescita?
Una donna tenace e testarda come me non può non credere al riscatto ed alla crescita, sempre. Il mio lavoro è difficilmente “incorniciabile”, sono una pittrice, ma le mie Anime di Pietra sono sculture. E se quello che mi guida nel mio lavoro è istinto misto a passione, la tenacia ha il suo ruolo. La forza delle donne deve essere sempre più una risorsa per la nostra società, come penso e spero stia accadendo, seppure a fatica. Le difficoltà ci sono, si incontrano, ma molto dipende anche dalla determinazione personale, dalla strada che si è scelto di percorrere e da come si intende procedere. “Donne strappate” racconta però di altre donne, donne annientate dall’inciviltà, negate nella loro femminilità, spersonalizzate.
Cosa offre il Sud ad un’artista?
Il Sud, come un po’ tutta l’Italia, a voler essere sincera, dovrebbe far leva sulle sue “ricchezze”, che non sono certo quelle economiche, ma sono i sui talenti, la sua storia, i suoi incredibili colori, i profumi ineguagliabili, la genialità che nessuno ci può negare. Il percorso di un’artista al Sud può essere particolarmente “accidentato” e non solo “su strada”, ma anche per via della (ancora) minore presenza di opportunità rispetto ad altre zone del nostro Paese. Io, voglio, avvertire una spinta verso quella crescita di cui lei mi chiedeva prima. Dobbiamo imparare a valorizzare noi stessi ed avvalerci al meglio di tutto quanto la natura ci ha messo a disposizione, che sia il patrimonio personale o quello ambientale. Saper anche approfittare di tutti quei mezzi di comunicazione che accorciano le distanze, avvicinano le persone con gli stessi interessi, permettono di integrare le esperienze… come del resto è successo tra me e lei, no?