“Sorpresiva. Inquietosa. Fantasmica. Genialista. Si potrebbero così coniare i più arditi neologismi per definire l’operazione – naturalistica per eccellenza – di Maria Teresa Sabatiello, che svolge quella che possiamo chiamare una trasformazione del prodotto “frattale” (la pietra marina) in opera d’arte, cioè lavorata dall’uomo e finalizzata ad un tema concettuale (e non concettuoso), artistico e non artigianale.
Certo, occorre inventiva, prendere un ciottolo vulcanico reso in(espressivo) dalle maree e poi portarlo ad una dignità psico-artistica, certo occorre una dose di surrealismo, come pochi nel Novecento ci hanno dato, tanto ingegno e l’oggetto naturale è elevato a fatto d’arte dalla trasformer campana.
Il ritrovamento sedimentale, dunque, si “offre” con i suoi motivi estetici, “scolpiti” e levigati dalle acque, all’accesa fantasia di Sabatiello e ne diviene il suo personalissimo biglietto da visita.”
Donato Conenna